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Gonfo coda di serpente verde o Gonfo verde

Gonfo coda di serpente verde o Gonfo verde (foto: F.Sacchi)Ordine: Odonata - Sottordine: Anisoptera - Famiglia: Gomphidae

Ophiogomphus cecilia (Geoffroy in Fourcroy, 1785)

Geonemia: Ha distribuzione asiatico-europea. In Italia è indicato di Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana ma varie segnalazioni sono molto datate.

Caratteri distintivi: Lunghezza totale del corpo 50-60 mm, misure dell’addome 37-42 mm e ali posteriori 30-36 mm. La colorazione generale è verdastra, gialla e nera, il torace verde pisello porta fasce nere diritte e sottili, l’addome è nero con macchie dorsali lanceolate giallo. Gli occhi sono verde chiaro. Il maschio è più grande della femmina e presenta espansioni laterali verso l’estremità dell’addome. Gonfo coda di serpente verde si distingue dagli altri Gonfidi per le maggiori dimensioni e per la colorazione a tre tinte in entrambi i sessi, con testa, torace e primi segmenti addominali verdi e addome nero e giallo.

Habitat: Vive nei fiumi, torrenti e canali di pianura con acqua limpida e fresca, poco profonda e non inquinata, con fondo ricco di detriti sabbiosi, e fasce boscate ai margini. Non supera i 250 m di altezza.

Biologia: Il periodo di volo si estende tra giugno e settembre. Gli adulti si mantengono nei pressi degli ambienti in cui si è compiuto il ciclo, volano poco e stanno posati sul suolo o sulla vegetazione. I maschi si mantengono in genere 200-400 m dal corso d’acqua, ma anche fino a 3 km. L’accoppiamento inizia in volo e dura 5-10 minuti, poi la femmina da sola depone sulla superficie della sabbia dove questa emerge dall’acqua. Le uova vengono deposte all’ombra nel sedimento sabbioso dove l’acqua ha uno scorrimento lento. Le uova solitamente superano l’inverno in questo stadio e si schiudono solo la primavera successiva. Le larve preferiscono fondali a sabbia fine, in cui sia facile infossarsi, mentre sembrano evitare i fondali limosi. Le larve stazionano sul fondo, sepolte nel detrito, spesso in gruppi numerosi nelle piccole depressioni dove la corrente è più forte. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni, fino a 4 in Europa centrale. Gli adulti trascorrono il periodo di maturazione in prati e aree aperte.

Distribuzione e status in regione: La specie è vulnerabile ed è nota in alcune stazioni lungo il fiume Po e nel tratto di pianura di alcuni suoi affluenti.

Note tassonomiche: Il genere Ophiogomphus comprende altre specie paleartiche e in Nord America. O. cecilia ha alcune sottospecie asiatiche.

Curiosità : Gli adulti sono diffidenti e difficili da avvicinare, quando disturbati si spostano con volo teso a grande distanza e possono rifugiarsi sulla cima degli alberi.

Interesse conservazionistico: Van Tol & Verdonk (1988) le assegnano lo status di specie minacciata. La specie era considerata estinta in Olanda e forse anche in Lussemburgo, Danimarca e Svezia; in Svizzera era stimata minacciata di estinzione da Maibach & Meier (1987). Considerata da IUCN in passato, dal 1986 al 1994, in pericolo e dal 1996 come “Lower risk”, a basso rischio, e ora inserita tra le specie “Least Concern”, a rischio relativo, e con trend delle popolazioni stabile (Kalkman et al., 2010). La specie era in declino negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso ed ora è generalmente in aumento in Europa per la migliore gestione delle acque. Dichiarata vulnerabile da Ruffo & Stoch (2005). In Francia e in Italia le popolazioni sono isolate.La specie è inclusa nell’Allegato II (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e nell’Allegato IV (specie di interesse comunitario che richiede protezione rigorosa) della Direttiva Habitat. E’ inclusa anche nell’Appendice II della Convenzione di Berna (specie strettamente protetta) ed è stata citata fra le specie che necessitano di speciali misure per la conservazione dell’habitat (gruppo di specialisti: Convenzione di Berna). Inserita tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna” in quanto inserita nella Direttiva Habitat. In regione è presente lungo il fiume Po e alcuni suoi affluenti con discontinuità a causa della mancanza di siti idonei allo sviluppo larvale; per questo motivo può essere considerata vulnerabile.

Fattori di minaccia: Fino agli anni ’80 del secolo scorso la specie ha mostrato un decremento in Europa. Le cause andavano ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua nel tratto terminale, nell’asportazione di sedimenti, negli interventi di regolazione idraulica e nel rimaneggiamento delle sponde. Negli ultimi anni la specie è in ripresa per l’attenuazione dei fattori di minaccia sopra elencati (Kalkman et al., 2010). Sebbene l’habitat primario sia quello fluviale, nel nord Italia si è adattata a vivere nei canali artificiali. In regione non è nota nel dettaglio la sua distribuzione ma la specie non sembra essere in declino. Certamente nel tratto di pianura dei fiumi romagnoli la sua presenza appare molto difficile per il regime idrico, per essere questi pensili e racchiusi tra alti argini e quindi con alveo molto stretto, privo di estesi banchi sabbiosi.

Misure per la conservazione: In regione è necessario dapprima mappare i siti di presenza, intraprendendo una campagna di censimento, in seguito tutelare le aree fluviali dove la specie è insediata individuando gli opportuni interventi che devono essere realizzati per una buona conservazione della specie. Fondamentale monitorare e mantenere nei siti di presenza, oltre una discreta qualità delle acque, uno stato naturale dell’alveo e delle rive fluviali, facendo rispettare il deflusso minimo vitale, vietando il prelievo di sabbia, il rimaneggiamento delle sponde e il taglio esteso della vegetazione arborea ripariale.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.

 

 

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ultima modifica 2012-11-02T13:56:00+02:00
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