Ifidro dell’Anatolia (foto: Till A.Tolasch)

Ordine: Coleoptera - Famiglia: Dytiscidae

 

Hyphydrus anatolicus Giugnot, 1957

Geonemia: Specie E-Mediterranea che in Italia vede il limite occidentale della sua distribuzione. Nel nostro paese è specie rara e la sua presenza è oltremodo localizzata in poche stazioni dell’Emilia-Romagna e della Toscana; sono note anche singole stazioni in Lazio, Basilicata, Puglia e Calabria.

Caratteri distintivi: Lunghezza 5,0-5,5 mm. Forma del corpo arrotondata e convessa, quasi globosa; superficie dorsale di aspetto lucido, cosparsa di grossi punti spaziati; colorazione uniformemente rossiccia o bruno rossiccia, ad eccezione di alcune aree sfumate e più chiare sulle elitre. L’ultimo articolo dei tarsi posteriori possiede una sola unghia visibile, grande e dritta a forma di sperone. In Emilia-Romagna sono presenti tutte e tre le specie di Hyphydrus che vivono in Italia, molto simili per dimensioni e forma del corpo: H. aubei Ganglbauer, 1892 si distingue immediatamente dalle altre specie per i disegni neri netti, sul fondo giallastro o giallo-rossiccio delle elitre. H. ovatus (Linné, 1761) è simile a H. anatolicus per dimensioni, forma del corpo e colorazione; essendo la prima specie comune, riuscire a distinguere i due taxa è cosa importante ai fini gestionali. Il carattere più utile per distinguere le due specie è la punteggiatura dell’epistoma (la porzione più distale del dorso della testa, prima del labrum): in H. anatolicus i punti sono tutti della stessa densità e delle stesse dimensioni, fino al bordo anteriore; in H. ovatus, invece, i punti si diradano e si assottigliano gradualmente verso il bordo anteriore, fino a risultare scarsi. In molti casi le femmine di H. ovatus hanno l’intera superficie dorsale, oppure solamente il pronoto, di aspetto opaco.

Habitat: Acque lentiche planiziali, preferibilmente vicino alla costa. Predilige sistemi di paludi e stagni, complessi e di grandi dimensioni, in acque basse, limpide, ricche di vegetazione acquatica o erbose.

Biologia: Coleottero carnivoro, predatore come tutti i Ditiscidi, si nutre di piccoli organismi acquatici, soprattutto invertebrati. Non si conoscono notizie sul ciclo vitale di questa specie. E’ ipotizzabile che sia specie plurivoltina oppure monovoltina ma con periodo riproduttivo esteso a gran parte della bella stagione, e svernante allo stadio di immagine, come sembra essere l’affine H. ovatus in Italia settentrionale.

Distribuzione e status in regione: In Emilia-Romagna sono note solo stazioni in provincia di Ravenna, nella Pineta di San Vitale oltre alle storiche località di Casal Borsetti e Fiume Lamone.

Note tassonomiche: In passato le popolazioni italiane di questo coleottero venivano nominate come H. carrarai Sanfilippo, 1963 e si pensava che appartenessero ad una specie endemica del nostro paese. Il nome è stato messo in sinonimia con H. anatolicus.

Interesse conservazionistico: Entità inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. Già inserita nell’allegato A della Legge Regionale n. 56 del 6 aprile 2000, della Regione Toscana (Rocchi, 2001). In Italia è specie rara e a distribuzione discontinua, relegata in poche stazioni pressoché isolate tra loro. Attualmente risulta in drammatico declino ed è da considerarsi gravemente minacciata. La specie è presente anche nei Balcani e in Turchia, dove non sono disponibili dati sul suo status.

Fattori di minaccia: Pochissimi dati in letteratura. Secondo Pederzani (1989), una maggior eutrofizzazione delle acque, con conseguente aumento di detrito organico in decomposizione sul fondo, porterebbe ad un mutamento dell’habitat a sfavore di questa specie. L’arrivo, inoltre, del Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) a partire dalla prima metà di questo decennio (Pederzani & Fabbri, 2006) avrebbe avuto per la specie un pesantissimo impatto negativo, come, del resto, per parecchi altri organismi acquatici.

Misure per la conservazione: L’impossibilità di tenere a freno l’avanzata del Gambero della Louisiana (sicuramente, ormai, già insediatosi ovunque nei biotopi romagnoli in cui era segnalato Hyphydrus anatolicus) è il fattore che più di altri compromette gravemente la sopravvivenza di una specie che già era in declino nella Regione. Veramente poco si può fare per contrastare questo flagello (Pederzani & Fabbri, 2006). Come documentato in Pederzani & Fabbri (2006) e a testimonianze raccolte (Paolo Mazzoldi, comunicazione personale) presso alcuni biotopi lombardi di pianura, l’arrivo di questo Decapode porta ben presto ad una drastica povertà specifica, nonché ad un radicale mutamento delle condizioni fisiche e dell’aspetto vegetazionale, dell’habitat, fino al punto che praticamente l’unica risorsa disponibile che rimane al crostaceo è il cannibalismo, a spese degli individui più giovani. Questo comporta un radicale abbassamento della densità di individui e, in alcuni casi, ad un estremo impoverimento della popolazione ma senza che sia possibile far ritornare le condizioni ambientali precedenti, essendo state alterate queste, in maniera praticamente irreversibile. Con ogni probabilità, molto di quel poco che esisteva in Romagna di Hyphydrus anatolicus è andato perduto; ricerche intensive di eventuali ambienti idonei, più piccoli e risparmiati dal gambero, nonché non troppo alterati da fattori direttamente antropici, probabilmente rimangono l’unica speranza per individuare altre popolazioni di questo ditiscide e tentare di salvaguardarne l’habitat con misure anche drastiche, se necessario, mirate soprattutto ad impedire l’insediamento di una popolazione consistente di gamberi e ad evitare il più possibile un eccessivo disturbo da parte delle attività umane, soprattutto inquinamento.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.