Risode solcato
Ordine: Coleoptera - Famiglia: Carabidae
Rhysodes sulcatus (Fabricius, 1787)
Geonemia: Specie con distribuzione dall’Europa alla Siberia occidentale. In Italia è segnalato solo lungo la penisola, in Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Basilicata ma spesso per dati non recenti.
Caratteri distintivi: Specie di dimensioni piccole, con lunghezza di 6,5-8,3 mm e con aspetto singolare come tutti i rappresentanti dei risodini. Il corpo è allungato, convesso, lucido, color bruno-rossastro. La testa ha due profondi solchi, con le antenne moniliformi costituite da 11 articoli ed il collo è stretto. Il pronoto ha tre larghi solchi con il fondo di questi striato. Le elitre sono subparallele, con 6 strie fortemente punteggiate e una settima stria più fine verso il margine esterno. Le spalle sono arrotondate. Le tibie anteriori hanno due spine all’apice.
Habitat: Insediato principalmente in foreste primarie di latifoglie ma anche di conifere, provviste di abbondante legno morto, con grossi tronchi a terra marcescenti di faggio e abete o con grandi tronchi di faggio molto cariati, generalmente vive a media altitudine.
Biologia: Il risode solcato è specie fortemente specializzata, infatti è micetofago e vive entro il legno marcescente. Vive nel legno di grandi tronchi in decomposizione a spese di Myxomyceti e si riscontra esclusivamente in foreste primarie. La larva scava gallerie entro i tronchi marcescenti. L’adulto compare tra febbraio e agosto. Fino a poco tempo fa era ritenuta una specie zoofaga, che si nutriva a spese di invertebrati del legno morto.
Distribuzione e status in regione: Segnalato in Emilia-Romagna solo di recente per la provincia di Forlì-Cesena, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. La distribuzione regionale attuale è da indagare molto attentamente ma la popolazione romagnola appare comunque molto localizzata e isolata.
Note tassonomiche: La specie è poco variabile e non ha sottospecie. Il genere Rhysodes è a volte ritenuto appartenere ad una famiglia a parte, Rhysodidae, ed altre invece è incluso all’interno della famiglia dei Carabidae. I risodini sono un gruppo poco numeroso, diffuso in tutta la Terra ma soprattutto ai tropici nelle foreste vergini.
Curiosità : R. sulcatus rappresenta un classico esempio del reale rischio di estinzione che corrono in Europa moltissimi invertebrati legati esclusivamente al legno morto delle foreste primarie. Per questo motivo è stato inserito nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE. A causa del progressivo deterioramento e riduzione delle foreste per mano dell’uomo, già oltre 3.000 anni fa iniziò l’impressionante contrazione della sua distribuzione europea, estinguendosi in molte nazioni; attualmente è noto solo per poche stazioni nei Pirenei, Italia, Grecia e in alcuni paesi dell’est europeo.
Interesse conservazionistico: Interessantissima entità micetofaga, molto localizzata e rara. È un importante bioindicatore saproxilico delle condizioni di naturalità delle foreste. La specie è inclusa come specie prioritaria nell’Allegato II (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione) della Direttiva Habitat 92/43/CEE con l’ultimo aggiornamento del 01/05/2004 (Council Directive 2006/105/EC). Inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. Non trattata da Ruffo & Stoch (2005).
Fattori di minaccia: Boschi e foreste sono molto diffusi in Emilia-Romagna ma vi è in generale una bassa presenza di legno morto al suolo, soprattutto di grandi tronchi marcescenti. Le grandi quantità di legno morto costituiscono l’ambiente biologicamente indispensabile per R. sulcatus. Nella Riserva Integrale di Sasso Fratino, grazie alla corretta gestione, la specie non sembra attualmente minacciata.
Misure per la conservazione: Dapprima è fondamentale conoscere la diffusione e la consistenza delle popolazioni. Successivamente per favorire la specie è necessario aumentare e tutelate la necromassa legnosa di grandi dimensioni nelle foreste. In Italia si sono recepite di recente le direttive europee, con l’art. 6 del Decreto Legislativo n. 227 del 18 maggio 2001, riguardo la conservazione della fauna legata alle necromasse legnose, ma molto resta da fare per convincere la gente dell’utilità di tale azione. Il pegiudizio che i vecchi alberi e il legname morto rappresentino delle sorgenti di infezioni per le foreste, sfruttate commercialmente o meno, è molto radicato ma è falso (Speight, 1989; Schlaghamerský, 2000), come è anche errata la convinzione che le necromasse legnose costituiscano un impedimento per una buona regimazione delle acque di origine meteorica.
Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.