Smeraldo meridionale
Ordine: Odonata - Sottordine: Anisoptera - Famiglia: Corduliidae
Somatochlora meridionalis Nielsen, 1935
Geonemia: Specie a distribuzione mediterranea orientale. In Italia è segnalata di Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e varie regioni del centro.
Caratteri distintivi: Lunghezza del corpo 50-55 mm, misure dell’addome 35-44 mm e ali posteriori 34-38 mm. La colorazione generale è verde metallica brillante, con una fascia trasversa gialla sulla fronte e una macchia gialla piriforme ai lati del torace. L’addome è snello. Lo pterostigma è nero. Le ali sono ialine o leggermente infumate, con la macchia gialla nell’angolo anale dell’ala posteriore del maschio assente o rudimentale. La femmina è più estesamente macchiata di giallo sui lati dei primi segmenti addominali. Specie molto simile a S. metallica (Van der Linden) da cui si differenzia per lo pterostigma nero anziché chiaro e per una piccola macchia gialla sui lati del torace.
Habitat: Libellula la cui larva vive nei piccoli corsi d’acqua con corrente moderata e vegetazione acquatica e ripariale, come ruscelli e torrenti molto ombreggiati, della bassa collina e fino a 650 m di altezza.
Biologia: Gli adulti, abbastanza diffidenti e buoni volatori, con tempo bello volano senza sosta sull’acqua, tra giugno e agosto. I maschi ispezionano minuziosamente le sponde, a 20-50 cm dall’acqua, soffermandosi spesso in volo stazionario e coprono un territorio ben delimitato dal quale scacciano gli intrusi. L’accoppiamento avviene sottoforma di “tandem” e dura alcuni minuti, poi la coppia si divide. La femmina depone le uova alla maniera degli altri Corduliidi volando rasente all’acqua, lungo le rive e sul limo umido della sponda. Le larve stanno sepolte nel limo o stazionano sulle piante acquatiche e il loro sviluppo richiede due o tre anni.
Distribuzione e status in regione: Libellula presente in alcune stazioni della bassa collina bolognese, ravennate e forlivese. Risulta sporadica e vulnerabile.
Note tassonomiche: Non vi sono variazioni intraspecifiche importanti per la specie. Questa taxon era considerato sottospecie di S. metallica e alcuni autori continuano tuttora a trattarlo come tale anche se mostra differenze nella morfologia e biologia tali da giustificare la separazione a livello specifico.
Curiosità : Le uova dello smeraldo meridionale dopo la deposizione discendono sul fondo o rimangono sui detriti vegetali e sul limo. Appena vengono a contatto con l’acqua, la massa gelatinosa che le ingloba si gonfia e le fissa al supporto sul quale sono cadute o sono state deposte.
Interesse conservazionistico: La IUCN (Kalkman et al., 2010) le assegna lo status di specie a basso rischio in Europa e con trend delle popolazioni sconosciuto. In realtà in Italia è minacciata, almeno lungo tutto l’Appennino perché presente in poche stazioni. Dalla Regione Toscana è stata inclusa nell’Allegato A della L.R. toscana 56/2000 come specie rara e minacciata (Sforzi & Bartolozzi, 2001). Inserita tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna” come specie minacciata e in declino in regione per il pericolo che corrono i suoi ambienti di vita.
Fattori di minaccia: Gli ambienti di vita dello smeraldo meridionale sono perlopiù sottoposti ad eccessivi prelievi idrici nel periodo estivo senza il rispetto del deflusso minimo vitale. Inoltre sono una minaccia per la specie la pulizia dei piccoli corsi d’acqua troppo pesanti e impattanti, lo sversamento di scarichi civili e produttivi, l’insoglio dei cinghiali lungo i piccoli corsi.
Misure per la conservazione: è importante tutelare l’area in cui la specie è insediata, monitorando le stazioni, programmando gli interventi che devono essere realizzati per una buona conservazione della specie. Interventi devono essere mirati al mantenimento del deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua, al controllo del numero di cinghiali quando presenti in maniera eccessiva, al controllo degli scarichi civili e produttivi, all’esecuzione delle pulizie dei corsi d’acqua (quando necessarie) in forma non impattante (scaglionandole nel tempo).
Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.