Istituito nel 2018.
Superficie: 4.210 ettari.
Provincia di Piacenza.
Comune di Ponte dell'Olio.

Paesaggio con vitigni

Il Paesaggio Protetto interessa l’intero territorio del Comune di Ponte dell’Olio con alcune esclusioni:

  1. porzione situata in Comune di Ponte dell’Olio dell’area SIC-ZPS "Conoide del Nure e Bosco di Fornace Vecchia" (IT4010017, 580 ha);
  2. area artigianale comunale posta nella zona nord del centro abitato e della eventuale area di espansione limitrofa (attualmente agricola).

Si estende per 4.210 ettari ed è delimitato a ovest dal Torrente Nure, ad Est dal Torrente Riglio, a sud dal Rio Biana. Confina con i territori di Vigolzone ad ovest, di Gropparello ad est, di Bettola a sud e di San Giorgio a nord.

L'area riassume bene i caratteri tipici del paesaggio collinare del piacentino ed è caratterizzata da una notevole biodiversità botanica e faunistica e da una grande variabilità di paesaggio, nella zona a ridosso del Torrente Nure è presente l’unità di paesaggio fluviale, la porzione collinare è compresa nell’unità di paesaggio del margine Appenninico Orientale, la parte sud, con la cima del Monte Santo (677m) fa parte dell'Alta Collina.

Il Paesaggio Protetto si situa a ridosso dell'area SIC-ZPS “Conoide del Nure e Bosco di Fornace Vecchia”(IT4010017) e in posizione intermedia tra il Parco Fluviale Regionale del Trebbia e il Parco Regionale Stirone e Piacenziano.

Il territorio del Comune di Ponte dell'Olio è ascrivibile alla fascia fitoclimatica del castanetum sottozona calda, il soprassuolo boschivo riscontrabile è il querco carpineto collinare con presenza di numerose essenze minoritarie quali: ciliegio, nocciolo, maggiociondolo, acero campestre ed il significativo ritorno di esemplari di olmo resilienti alla quasi estinzione causata dalla grafiosi. Non manca la presenza di castagneti cedui utilizzati storicamente per la produzione di paleria per i vigneti locali, il governo a ceduo preserva altresì la sopravvivenza dell'essenza limitando la virulenza dei patogeni caratteristici della specie (cancro corticale del castagno e mal dell'inchiostro) che riduce drasticamente la longevità degli esemplari d'alto fusto.

Caratteristica della zona è la sopravvivenza di aziende agricole medio piccole e dell'agricoltura non intensiva, unità produttive tradizionali a conduzione familiare che preservano la morfologia del territorio fatta di campi dalle superfici medio piccole, di stradelli non asfaltati e di capezzagne inerbite dove trova spazio una flora erbacea e arbustiva minore.

Testimonianze superstiti di una ruralità ormai scomparsa sono i filari di alberi d'alto fusto e di salici domestici gialli e rossi (Salix viminalis) tuttora utilizzati per la legatura delle viti e l'intreccio, potati e allevati nella tipica forma della capitozzatura con la costruzione del castello; i gelsi neri e bianchi, ricordo del tempo in cui l'allevamento del baco da seta costituiva una piccola ma fondamentale integrazione al reddito delle famiglie contadine. Contribuiscono alla bellezza del paesaggio esemplari di alberi isolati.

Gradevolissimi alla vista e preziosi per la loro rarità sono i popolamenti di bucaneve e campanelle (Galanthus nivalis e Leucojum vernum).

L'esistenza di numerosi arginelli boscati che si alternano ad appezzamenti piccoli, a canali di scolo e ruscelli dalle formazioni arbustive naturali favorisce la nidificazione di una varia avifauna di fringillidi e passeridi. La presenza di numerosi rapaci (poiane, gheppi sparvieri) ha limitato sensibilmente la presenza di serpenti, comunque tuttora presenti bisce (Natrix natrix), vipere (Vipera aspix) saettoni (Zamenis longissimus). L'avifauna migratoria e nidificante vanta una grande quantità di gruccioni – si possono contare oltre 50 esemplari nella sola zona del crinale tra Sarmata e S. Maria nel periodo precedente alla partenza di fine estate verso l'Africa orientale – e un'apprezzabile numero di upupe, rondini, rondoni e balestrucci.

La fauna maggiore vanta, oltre a tutte le specie di mustelidi caratteristici della zona (tassi, faine e donnole), la sporadica presenza della puzzola nei pressi dei corsi d'acqua. Gli ungulati, soprattutto cinghiali e caprioli, hanno determinato la discesa del lupo dalle vicine aree montagnose, dapprima solo sporadici avvistamenti di giovani sbrancati che negli ultimi anni hanno formato piccoli gruppi familiari che si muovono sia lungo l'asta della valle che perpendicolarmente ad essa, la cui esistenza è riconoscibile dai numerosi avanzi di predazione e dalle fatte caratteristiche.

Rilevatori ambientali indici di una più che buona biodiversità e salute ambientale sono gli anfibi (rane e rospi) e tra gli insetti le numerosissime lucciole, il cerambicide maggiore (Cerambyx cerdo) ed il cervo volante (Lucanus cervus) queste ultime due specie inserite nell’allegato 2 della Direttiva Habitat.

Ente di gestione

Ente per i Parchi e la Biodiversità - Emilia Occidentale

Atto istitutivo e successivi atti

Per approfondire

Presentazione in power point (PDF - 1.7 MB) di Monica Palazzini e Maria Vittoria Biondi (Servizio Aree protette, foreste e sviluppo della Montagna (Regione ER)

Cartografia

Carta di dettaglio (PDF - 1.3 MB)