Fauna
Parco regionale Alto Appennino Modenese
I mammiferi
Nelle praterie d'altitudine una delle presenze più interessanti è l'arvicola delle nevi: un relitto glaciale presente in quasi tutti i massicci montuosi europei e medio-orientali, con tipici adattamenti al clima rigido, come la pelliccia particolarmente folta. In inverno non va in letargo, ma è attiva sotto la coltre di neve, grazie alle abbondanti scorte accumulate; col disgelo è possibile vedere sul terreno i tracciati della fitta rete di gallerie.
Si nutre di erbe, fiori e frutti, con particolare predilezione per i mirtilli. Sempre sull'alto crinale si distinguono a volte le tracce di passaggio di qualche cinghiale che, grufolando, solleva il cotico erboso in cerca di tuberi e invertebrati. Gli altri ungulati sono soprattutto il capriolo e, alle quote più basse, il daino. Nella fascia boscata vivono carnivori come volpe, tasso e faina e roditori come topo selvatico, arvicola rossastra, moscardino, ghiro, marmotta e scoiattolo.
Gli uccelli
Nel territorio del parco è possibile osservare tutte le specie di uccelli del medio e alto Appennino. I boschi cedui, che si alternano ai pascoli, sono popolati da picchi, averla piccola, tottavilla, tordela, cinciarella, cincia bigia, cinciallegra, codirosso, pigliamosche e picchio muratore. Nelle faggete le specie dominanti sono, invece, merlo, tordo bottaccio, capinera, fringuello, pettirosso, ciuffolotto e luì piccolo.
I maschi di tutte queste specie sono molto attivi nell'emettere vocalizzi durante il periodo riproduttivo, in primavera e nella prima metà dell'estate, e riconoscere i canti e i versi dei loro repertori vocali è la maniera migliore per rilevarne la presenza; in alcune zone particolarmente ricche di uccelli, soprattutto la mattina, è possibile ascoltare contemporaneamente il canto di 15-20 specie diverse. Nei boschi con conifere mature, oltre a cincia mora, regolo e fiorrancino, che popolano i rimboschimenti di conifere coetanee, si può osservare il crociere, con il caratteristico becco adatto a estrarre i semi dalle pigne. I boschi ripariali e i cespuglieti folti e umidi lungo i ruscelli a volte consentono a specie come usignolo e rigogolo, che abitano i boschi di pianura e collina, di spingersi a quote superiori ai 1000 m. Ma le specie più tipiche dei corsi d'acqua che scendono dall'Appennino sono merlo acquaiolo, ballerina gialla e ballerina bianca; le prime due sono specie esclusivamente legate a questo tipo di ambiente e la loro presenza è annunciata da versi molto acuti, facilmente distinguibili dal rumore di fondo delle acque correnti. Ai limiti della vegetazione arborea è possibile incontrare merlo dal collare e passera scopaiola, due specie diffuse sulle Alpi ma rare e localizzate in Appennino. Sulle vaste praterie di altitudine si osservano con facilità specie comuni e confidenti come culbianco, fanello, allodola, spioncello e codirosso spazzacamino; più rari sono stiaccino e sordone. Non è difficile, inoltre, avvistare qualche aquila reale attirata dall'abbondanza di marmotte. Alla fine dell'estate molte zone di crinale al termine delle valli appenniniche diventano buoni punti per osservare il passaggio a bassa quota di cicogne, gru, aironi e rapaci come albanella minore, falco pellegrino, lodolaio, durante i movimenti migratori verso i quartieri di svernamento: un fenomeno ben conosciuto anche dai cacciatori, che sino a pochi anni fa costruivano appostamenti mascherati sui valichi per sparare ai branchi di colombacci in migrazione.
Gli anfibi e i rettili
Gli ambienti umidi alle quote più elevate ospitano tritone alpestre e rana temporaria, due anfibi di grande importanza biogeografica e ecologica, diffusi nella nostra regione quasi esclusivamente lungo il crinale appenninico. Negli ultimi decenni, però, l'introduzione di trote e altri pesci predatori ha causato la loro scomparsa in diversi laghi, come il Lago Santo, in cui le due specie vivevano o si riproducevano regolarmente. Anche la presenza della salamandra pezzata, che depone le larve nei corsi d'acqua che attraversano le faggete, è stata probabilmente limitata dalla voracità delle trote. Più diffuso di quanto non si ritenesse è il geotritone, una specie che abita le cavità del suolo: la sua particolare fisiologia gli impedisce di condurre vita attiva allo scoperto, se non per brevi periodi, quando le condizioni climatiche lo consentono. Tra i rettili, oltre all'ubiquitaria lucertola muraiola, sono presenti il ramarro, che non si spinge a quote elevate, e l'orbettino, comune ma non facilmente osservabile nei prati umidi e nelle radure. Tra i serpenti, si possono incontrare il vivace biacco, dalla colorazione nera e gialla, e il più mansueto saettone, di colore bruno-giallastro: il primo caccia soprattutto lucertole e ramarri, il secondo preda micromammiferi e piccoli uccelli che uccide per costrizione. Ancora più comune, soprattutto a quote elevate, è la biscia dal collare. Lungo i margini delle faggete, e nei pressi di muri a secco e pietraie circondate da arbusti, può capitare di vedere la vipera comune in fase di termoregolazione. Diffusa in tutto il parco, si spinge anche oltre il limite degli alberi. Lungo i sentieri non è tuttavia facile incontrarla, perchè è relativamente sedentaria e in genere si allontana poco dal suo spazio vitale; solo i maschi, all'epoca degli accoppiamenti, diventano particolarmente erratici. Con un minimo di precauzione durante le escursioni, comunque, il potenziale pericolo rappresentato dal suo morso può essere completamente annullato.