Fauna
Parco nazionale Appennino Tosco-Emiliano
I mammiferi
Il parco é ricco di specie di grande interesse faunistico e biogeografico, legate soprattutto agli ecosistemi d'alta quota e a quelli piú integri e selvaggi. Tra i mammiferi é significativa la comparsa, sia pure sporadica, del lupo che è tornato stabilmente su queste montagne attirato dall'abbondanza di ungulati. La presenza di questi ultimi é in gran parte dovuta a reintroduzioni di specie autoctone estinte nei secoli scorsi, come capriolo e cervo, e a introduzioni di specie estranee alla fauna locale come daino e muflone. Attualmente solo il capriolo é ampiamente diffuso, con popolazioni ben inserite negli ecosistemi naturali. Anche il cinghiale é in espansione, per le ripetute immissioni a scopo venatorio. Fatta eccezione per lo scoiattolo, attivo di giorno nei boschi di conifere, ma anche in faggete e querceti, tutti gli altri mammiferi piú comuni conducono attività notturna. Oltre a scoiattolo, faina, donnola, puzzola, ghiro e volpe è di recente comparso l'istrice. La specie abitatrice per eccelenza dei fiumi, torrenti e laghi è senza dubbio la lontra, un grosso mustelide divenuto ormai rarissimo e a rischio di estinzione in gran parte dell'Europa. Di grande interesse, alle quote piú alte, é l'arvicola delle nevi (Microtus nivalis), che conta pochissime stazioni in tutto l'Appennino, dove é considerata una specie relitta dell'ultima glaciazione. La presenza di tutte queste specie é facilmente rivelata da tracce, tane e, soprattutto, escrementi. Una curiosità é la marmotta, una specie alpina introdotta ormai da alcuni decenni nell'alto Appennino settentrionale.
Gli uccelli
Sotto il profilo faunistico gli uccelli costituiscono il gruppo piú numeroso e diversificato, per la capacità di spostarsi rapidamente e di utilizzare anche situazioni ambientali temporaneamente favorevoli in luoghi difficilmente raggiungibili dagli altri vertebrati. E' il caso delle praterie e delle pietraie al di sopra dei 1800 m, popolate nel periodo estivo da specie come spioncello e sordone, che si riproducono esclusivamente in questo tipo di ambiente; a queste due specie se ne aggiungono altre, come codirosso spazzacamino, culbianco, allodola e fanello, osservabili anche a quote inferiori. Di particolare interesse é la presenza dello stiaccino, un passeriforme simile al saltimpalo molto raro in Italia, il cui areale riproduttivo é normalmente costituito dalle praterie alpine e dalle brughiere del centro e nord Europa. A estate inoltrata lo spazio aereo al di sopra delle cime é frequentato da balestrucci e rondoni, richiamati dagli sciami di insetti sospinti verso l'alto dalle correnti termiche ascensionali. Nel medesimo periodo anche gheppi e poiane si cimentano nella caccia a ortotteri e micromammiferi delle praterie sommitali. Meno frequenti sono, invece, le aquile reali, che possono essere osservate in caccia in tutti gli ambienti del parco. La loro presenza é stata favorita dall'introduzione della marmotta, una delle loro prede preferenziali. Ai limiti della vegetazione arborea si osservano molte specie che si ritrovano poi in tutti gli ambienti di bosco fino al fondovalle; tra queste, molto rare sono passera scopaiola e merlo dal collare, la cui nidificazione é stata accertata solo di recente. A quote inferiori, la grande varietà di ambienti boscosi permette la presenza di un elevato numero di specie tipiche di varie associazioni vegetali: boschi di latifoglie, boschi di conifere, ambienti di transizione tra bosco, pascoli e coltivi. Tra le tante, oltre agli ubiquitari ciuffolotto, fringuello, capinera, pettirosso, scricciolo e luí piccolo, sono da segnalare il crociere, che frequenta i boschi con conifere mature, il prispolone, abbastanza comune ai margini delle radure, il falco pecchiaiolo e lo sparviero. Specie di grande pregio per il parco, difficilmente osservabili per la rarità e il comportamento molto elusivo, sono l'astore, un rapace di grandi dimensioni che caccia lepri e uccelli come le ghiandaie all'agguato o inseguendoli nel bosco, e la beccaccia, che ha qui uno dei pochi siti di riproduzione noti per l'Italia. Lungo i torrenti si possono, invece, facilmente osservare la ballerina gialla e, con un po' piú di fortuna, il merlo acquaiolo. Durante l'inverno le praterie sommitali, spesso sepolte dalla neve, rimangono deserte e gli uccelli che non migrano verso l'Africa scendono verso la collina e la pianura. Solo poche specie continuano a frequentare i boschi del parco, unendosi a volte in gruppi polispecifici, sempre mobili e vaganti, composti in prevalenza da cince more, regoli, codibugnoli e cince bigie.
Gli anfibi e i rettili
Anche tra gli anfibi esistono specie di notevole interesse: la rana temporaria e il tritone alpestre, comuni dai 1000 m in su, sono considerate specie relitte dell'epoca glaciale. L'inconfondibile salamandra pezzata, da sempre oggetto di leggende e superstizioni, abita le faggete, preferendo quelle piú mature: in primavera, le femmine depongono le loro larve nelle acque di limpidi ruscelli. Nello stesso ambiente vive il geotritone che, privo di polmoni, respira solo attraverso la pelle. Altri anfibi come i tritoni crestato e punteggiato, il rospo comune, la raganella, la rana verde e la rana agile sono diffusi in vari ambienti, soprattutto a quote non troppo elevate.
Tra i rettili, la piú adattabile é la comunissima lucertola muraiola, che abita boschi e pietraie anche oltre il limite della vegetazione arborea; doti analoghe di adattabilità hanno anche il velocissimo biacco, frequente lungo i margini dei boschi, il greto dei torrenti, le pietraie e le siepi, e la biscia dal collare, diffusa un po' in tutti gli habitat umidi. La vipera vive di preferenza nei pressi delle pietraie e ai margini dei boschi, dove non é comunque abbondante come spesso si ritiene.